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VENDEMMIA A CASTEL DI SALVE, UN’ESPERIENZA UNICA

Ci sono eccellenze salentine che, a raccontarle, non renderebbero tutta la loro bellezza e magnificenza.
Eppure al racconto, oggi, posso dire di aver poter unire la meravigliosa esperienza della condivisione sul campo, che oggi mi permette di farvi scoprire di più della grande azienda Castel di Salve di Depressa.

Mi sono immersa tra i vigneti della cantina Castel di Salve in una mattinata soleggiata, inspirando profumi e il senso di libertà ed essenzialità che riesce a trasmettere l’aperta campagna. I tralci di vite che sembrano quasi parlare, abbarbicati e intrecciati tra loro sino a fondersi, i grappoli di uva dagli acini patinati, il lavoro intenso e i gesti ancestrali di chi si appresta a compiere la vendemmia con amore e dedizione, da anni. Un’esperienza che mi ha dato tanto a livello umano, ma che mi ha aiutata anche a comprendere cosa si celi dietro a ogni etichetta, quanto lavoro abbraccia il processo di produzione di un vino, quanto occorra dir grazie alla terra, come occorra essere rispettosi e attenti con la natura e quel che ha da offrire. Non c’è nulla di scontato in una bottiglia di vino, nulla di improvvisato e programmato nei cicli delle stagioni e questo è uno dei moniti più importanti che mi ha segnato e fatto riflettere tantissimo.

Alle spalle dell’azienda Castel di Salve c’è una tradizione solida che rimanda a una passione innata per la terra, una storia di vini e cantine che ha iniziato a tracciarsi sin dal 1885 a Depressa, una piccola frazione preziosa e poetica. Una storia che, prima ancora di divenire grande, muove i primi passi dai pochi vini, come i Santi Medici e L’Armecolo, tra i primi a essere prodotti e imbottigliati, sino a rappresentare una realtà che conta a oggi dieci etichette e una produzione di 180mila bottiglie, che trovate anche sul mio shop.

L’azienda viene fondata da Antonio Winspeare e dopo oltre un secolo vede a campo il pronipote Francesco, che tramanda l’arte di famiglia con impegno, professionalità e passione. La vendemmia è un atto di amore, in ogni suo processo, passaggio, fase, il vino che ne deriva vera e propria poesia.

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ZAFF GRAN LIQUORE E AMARO DI SAN DOMENICO: QUALI DIFFERENZE?

Dall’amaro salentino di San Domenico al Gran Liquore di San Domenico Zaff il passo non è, come si potrebbe pensare, così breve. È vero, parliamo di prodotti P.A.T., prodotti, cioè che si distinguono per qualità innanzitutto, ma che soprattutto sono ottenuti con metodi di lavorazione consolidata nel corso del tempo, senza variazioni di sorta e interventi che ne abbiano alterato ingredienti e ricette.
Parliamo, però, anche di prodotti unici in tutta la Puglia, che tra loro differiscono per gusto e, volendo, per “missione”. Lo Zaff è un prodotto più liquoroso, con una gradazione alcolica più elevata (42%), composto dalle quarantuno erbe alla base dell’amaro San Domenico, ma con l’aggiunta dello zafferano. Una colorazione chiara, lontana anni luce da quella intensa e scura dell’amaro, e un gusto che dovete assolutamente provare, che rendono lo zaff simile a un elisir dalle proprietà quasi miracolose.

A un primo sorso, lo Zaff si presenta gentile, affabile, quasi fosse un ospite dolce e gradito che rivela solo in seguito una nota da despota: una volta mandato giù, infatti, permangono in bocca il sentore e sapore delle erbe, percepibili in modo netto e deciso. Lo zafferano diviene elemento caratterizzante, grazie alle sue molteplici azioni, da quella stimolatrice dell’apparanto digerente sino a quella di contrasto per l’invecchiamento. Un rimedio per l’infelicità, ma anche un prodotto dalle proprietà afrodisiache, espressione del nostro amato patrimonio culturale italiano.
Se volete saperne di più, a questo link potrete soddisfare ogni curiosità sui prodotti agroalimentari tradizionali.

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AMARO SAN DOMENICO, LA BELLEZZA DELLA TRADIZIONE

Amaro, ossia quel delizioso liquido che alla fine di pasto pantagruelico ti offre la gentile illusione di poter digerire anche seicentotre portate minime, riuscendo a ricavare nuovamente anche lo spazio per il dolce. Se siete mai stati preda di questo invadente sentimento post prandiale sapete, dunque, che ruolo fondamentale giochi un amaro servito in tavola di gran carriera, con zelo ed entusiasmo.

Per questo oggi ho pensato che non avrei potuto non parlarvi di un prodotto che rientra in questa categoria, ma che ovviamente ha una serie di plus che vi faranno innamorare letteralmente sempre di più a ogni sorso.
L’amaro salentino San Domenico si presenta in tutta la sua bellezza con una ricetta che affonda le radici addirittura nel quindicesimo secolo d.C., quando venne elaborato nel monastero dei frati domenicani di Lecce. Da qui il nome di un prodotto che oggi è riconosciuto a tutti gli effetti come P.A.T. (Prodotto Agroalimentare tradizionale Pugliese) dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e che si presenta al pubblico con un’etichetta che non può che richiamare con elementi iconografici la sua storia: il convento, un mortaio con all’interno una selezione di erbe aromatiche che sono alla base.

Un mix di erbe dal sapore intenso e deciso, per una gradazione che arriva a 30 gradi e che dà origine a un prodotto dal gusto strutturato, corposo e deciso. Un digestivo strong, ma con un piacevole risvolto dato dal retrogusto raffinato e piacevole delle componenti vegetali. Perfetto da consumare sia liscio che in ghiaccio, a fine pranzo e cena.
Io lo consiglio come regalo perfetto e ideale per intenditori e amanti del genere perchè oltre a essere un prodotto gradito al palato, racchiude i segreti e sapori di una tradizione antica come quella salentina, sempre ricca di fascino e così importante da dover essere tutelata e tramandata senza fermi.